Le bolle: il cancro dell’economia

Pubblicato il da Marta Parisi

[caption id="attachment_3226" align="alignleft" width="300" caption="Edificio in construzione abandonato dopo la bolla  inmobiliaria. Foto de Dodo Anji su Flickr. Licenza CC"][/caption]
"So calcolare i movimenti dei corpi celesti,nonl’umana follia".

Isaac Newton


(dopo aver perso una somma pari a 3 milioni di dollari nella catastrofe finanziaria della bolla dei mari del Sud del 1720).
In realtà investire in quell’affare era appetitoso. “La bolla dei mari del Sud”.  Hmmmm… mi dia 1.000 azioni di quello che ha lì. Non sembra di parlare di uno shampoo rinfrescante? E se parliamo di bolla dei tulipani? Non sentite il profumo? Saranno per forza buone inversioni, no?


Sembra che se un disastro finanziario lo chiamiamo “bolla” alleggeriamo la questione, è come il vino, che se ci metti la gazzosa diventa più soft e più gustoso per tutta la famiglia. Quella è la formula, prendiamo qualcosa, ci aggiungiamo le bolle e in questo modo lo infantilizziamo per far sì che tutti lo possano capire.

Ma, cosa succederebbe se utilizzassimo un’altra metafora? Magari un’analogia più idonea. Provocherebbe una risposta più pertinente?


Chiamiamo le cose con il loro nome: Tumore economico. Cosa succede nel corpo umano? Ad un certo momento, una cellula "delinquente" potrebbe non capire più cosa ci fa all’interno dell’organismo, una cellula del fegato per esempio, e potrebbe pensare invece di trovarsi sola in un luogo ostile alla mercè di chi la vorrà derubare. Ci sono 50 volte più cellule in un corpo umano che stelle nella via lattea, 100 miliardi le une e 200 mila milioni le altre, pertanto, anche se fosse solo dovuto ad una questione statistica, qualcosa deve andare male da qualche parte.

Per la maggior parte della persone, per la maggior parte del tempo, le cellule “delinquenti” non sono mai un problema perché esiste un’agenzia regolatrice, il sistema immunitario, che le identifica rapidamente, ricorda loro chi sono e le invita a suicidarsi, un processo conosciuto con il nome di apoptosi. Questo stimolo letale può sorgere spontaneamente all’interno della cellula stessa (che riconosce repentinamente il suo errore) o può provenire dalle cellule circostanti (un gruppo vicino che fa valere le norme della comunità) o dalle cellule “poliziotte” del sistema immunitario che pattugliano tutto l’organismo. Questo processo ha luogo in modo costante, è parte del funzionamento normale di un organismo normale e avviene senza che ce ne accorgiamo.

Il problema si presenta quando, per qualche motivo, il funzionamento normale dell'apoptosi si interrompe, il rimorso della cellula stessa non si attiva, la agenzia regolatrice locale sta dormendo quando ciò succede e non si riesce a convincere la cellula in questione di mettere fine alla propria vita. Di conseguenza, questa si moltiplica in modo esponenziale, diventando il seme di un tumore cancerogeno. Solo allora, raggiunta una soglia determinata, l'organismo ne prende coscienza e si verifica un conflitto esistenziale.

Il tumore è contrario agli interessi dell’organismo del quale una volta fece parte. È stato istruito per aumentare a qualsiasi costo, per prosperare a discapito del tessuto sano circostante. Con la conseguenza inevitabile della perdita sia dell’anfitrione che del tumore. Ma purtroppo, fino a quel «pum» terribile, il tumore è cieco.

Cosa succederebbe se, invece della divertente parola bolla, provassimo con qualcosa di più appropriato per descrivere la crescita globale a qualsiasi costo? Chiamiamolo «tumore», «il tumore dei punto.com», «il tumore dei mutui ad alto rischio», «il tumore immobiliare.». Quello sì che ha un’aria minacciosa.

Qualcuno davvero negherebbe la necessità di una maggiore vigilanza sul corretto funzionamento del proprio corpo o metterebbe in dubbio la necessità di un maggior controllo? Chi, davanti ad un possibile tumore o alla possibilità di vivere con un organismo palesemente propenso a tali tumori, lascerebbe il proprio corpo nelle mani di un gruppo di medici che mettono a rischio costantemente la salute dei propri pazienti?

Le parole sono importanti e dobbiamo esigere che si chiamino le cose con il proprio nome. Se l'economia mondiale ha un cancro, voglio saperlo per cercare di curarlo.

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