Cristiani in Iraq: la morte o l'esilio

Pubblicato il da Agnese Acerno

Stordito e disorientato. Cosa sono delle semplici parole per i cristiani d'Oriente ? A cosa servirà qualche riga per i cattolici di Bagdad ?

Sono solo parole scritte per assolvere le nostre coscienze. Parole per scongiurare la nostra impotenza. Abbiamo visto i muri bianchi della cattedrale macchiati del sangue dei fratelli cristiani. Ma l'indomani abbiamo ripreso la nostra vita, mentre i sopravvissuti in Iraq la mettono in gioco ogni giorno. 

Cosa fare, cosa scrivere, cosa dire che non sia vano di fronte all'epurazione religiosa in corso in Medio Oriente ? La valigia o la bara, l'esilio o la morte. E' questa l'alternativa fin troppo conosciuta per i cristiani di Bagdad, ormai presi di mira in quanto tali.

L'orrore che si presenta dinanzi ai loro occhi è totale, deliberato e calcolato: "Un prete è stato ucciso, il suo sangue è stato versato sul pavimento della chiesa. Ci sono pezzi di corpi umani che pendono dalle stelle che ne ornano il soffitto".

Da lunedì, la situazione dei cristiani in Iraq si è aggravata ancora di più dopo che Al-Qaeda ha dichiarato apertamente che sono ormai dei "bersagli legittimi". "Tutti i centri, organizzazioni, istituzioni, dirigenti e fedeli cristiani sono dei bersagli legittimi per i mujaheddin, ovunque possano essere colpiti". Così Al-Qaeda prende come pretesto la situazione di due donne copte in Egitto per assassinare dei cattolici (non copti) in Iraq e liberare il Medio Oriente dalla presenza cristiana.

Le reazioni -fatta eccezione per quella dei musulmani egiziani- hanno a malapena superato la condanna formale e solenne di quest'atto giudicato vile, barbaro, ignobile e vergognoso. Ma poi back to business, di nuovo tutti a lavoro. Giusto in tempo, è in corso a Bagdad una fiera internazionale. Sono passati solo tre giorni, ma dove sono i cristiani d'Iraq nei media ? Dove sono i reportage, le analisi ? E la mobilitazione ?

La settimana scorsa, il giornalista francese Jacques Julliard (noto editorialista del Nouvel Observateur, settimanale francese di informazione generale, NdE) ha dedicato il suo articolo alla caccia ai cristiani:

"In tutto il Medio Oriente, ormai non si contano più tutte le comunità attaccate, i capi religiosi uccisi, le chiese bruciate, il divieto, di diritto o di fatto, di professare liberamente la propria fede imposto ai cristiani. Un genocidio religioso in pochissimi giorni".



Julliard denuncia inoltre "gli esperti di diritti dell'uomo" che "ogniqualvolta bisogna" difendere le popolazioni cristiane "spariscono". Tuttavia, ci si compiace dei vari "mai più!", ci si nasconde dietro i doveri di memoria, ci si autocongratula per la vigilanza antifascista. E spesso siamo pronti a denunciare e opporci alle retate più di loro, ma volgiamo lo sguardo altrove quando dei cristiani vengono uccisi, deportati, massacrati.



Il problema è che questi "esperti" sono prigionieri di schemi mentali mediocri. Sono di sinistra: non vogliono avere niente a che fare con la Chiesa ! I cattolici sono la classe dominante, il clero l'oppressore. Un cristiano non si vende come un tibetano. Ecco perchè non ci sarà nessuno al Parvis des droits de l'Homme (il punto di ritrovo abituale delle manifestazioni anti-razziste a Parigi, in piazza del Trocadero, NdE).

(...) Non possiamo fare grandi cose, questo è chiaro. Ma possiamo farci sentire. Possiamo esigere dalla Francia, che ha un certo peso in Iraq, che si impegni affinché sia effettivamente garantita la libertà religiosa. Affinchè, come chiede anche Padre Gollnisch, direttore di Œuvre d’Orient (1), "la sicurezza, la piena cittadinanza, la libertà religiosa dei cristiani in Iraq sia l'ogetto di un dibatto al Consiglio di Sicurezza dell'ONU; affinchè le potenze presenti nella regione, in particolare la Francia, sostengano le autorità irachene nell' assicurare alla comunità cristiana le condizioni per un futuro stabile e duraturo".

Possiamo anche pregare, recarci numerosi -credenti o no- alle messe di domenica prossima per le vittime degli attentati a Bagdad, far sentire la nostra presenza e partecipazione ai cristiani in Iraq.

Possiamo inoltre rispondere al loro appello:

"Perdiamo la pazienza, ma non la fede e la speranza. Non ci abbandonate, restate con noi finchè il flagello non sarà finito !"



Non hanno ancora smesso di morire.

Versione ridotta del post per Eblogs.


Per leggere il post integrale (in francese), clicca qui


(1) Œuvre d'Orient è un'associazione cattolica fondata nel 1856 da un gruppo di laici per aiutare numerosi pesi d'Oriente a costruire scuole, ospedali e a promuovere delle azioni di evangelizzazione. 


NdE= nota dell'editore

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