Tassiamo i turisti americani!

Pubblicato il da Sara Gianfelici

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L’Unione Europea è alla disperata ricerca di risorse per alimentare il suo budget striminzito? Ecco una soluzione che potrebbe già renderle qualche decina di milioni di Euro all’anno: tassare i milioni di turisti americani che si recano in Europa.

Ingiusto? No davvero: dall’8 settembre scorso gli Stati Uniti pretendono da tutti gli Europei normalmente dispensati dal visto turistico il pagamento di una tassa di 14 dollari a testa. Ma il principio di reciprocità non dovrebbe imporre che si renda loro la cortesia?

Già da un anno gli Europei, ma anche gli altri Paesi dispensati dal visto (come la Corea del Sud, il Giappone o la Nuova Zelanda) devono riempire via internet, prima dell’imbarco, un modulo battezzato ESTA (Electronic System for Travel Authorization, Sistema Elettronico per l'Autorizzazione al Viaggio) che assomiglia terribilmente alle vecchie richieste di visto. E, in mancanza di una risposta positiva (che arriva qualche minuto dopo aver inviato la richiesta), è impossibile andare negli Stati Uniti. Le autorità americane insistono sul fatto che si tratta solo del vecchio modulo di carta che si compilava sugli aerei anche quando si era dispensati dal visto. Ma, giustamente, gli Europei hanno sempre avuto dubbi su tale modulo.

Soprattutto visto che Washington ha rincarato la dose annunciando, l’8 agosto scorso, che tutti coloro che escono dai 31 Paesi dispensati dal visto dovranno dorinavanti pagare una tassa di 4 dollari per le spese di gestione del sistema ESTA, più 10 dollari per… partecipare alla promozione del turismo negli Stati Uniti – non c’è nulla di inventato! Possiamo scommettere che l’inflazione schizzerà e che fra qualche anno la tassa dovrebbe raggiungere il costo di un “vero” visto americano, attorno ai 150 dollari.

La commissaria incaricata degli affari interni, la Svedese Cecilia Malmström, non si è sbagliata e ha preso la cosa molto male. La Commissione aspetta che i servizi abbiano completato uno studio sulla natura del documento ESTA prima di proporre eventuali misure di ritorsione. Non si capisce come non possa prendere in considerazione il fatto che il modulo ESTA, sgravato della sua tassa, equivale a un visto, come già ritenuto da qualcuno in seno all’esecutivo europeo.

Quindi, verosimilmente,  la Malmström dovrebbe proporre la creazione di un ESTA europeo all’inizio del 2011 (decisione che dovrà essere adottata da una maggioranza ottenuta degli Stati membri e del Parlamento Europeo). Non servirà a nulla, ma si tratta di far capire agli Americani che un accordo va rispettato da entrambe le parti. E siccome la reciprocità deve essere totale, evidentemente bisogna che questo documento sia a pagamento.

La giustificazione? Ad esempio, riparare alcuni dei danni causati alla nostra economia dalla follia dei finanzieri americani… Bisognerà, comunque, che le somme raccolte siano direttamente legate al budget europeo per poterlo dotare di una risorsa propria supplementare. Ora rimane da sperare che gli Europei non si tirino indietro.

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